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GRANDI ARETINI
Da alcuni anni gli affreschi con la Leggenda della Croce, dipinti nel coro della Basilica di S. Francesco, dal celebre Piero della Francesca - dovuti all’iniziativa della ricca e lungimirante famiglia Bacci - sono assurti a simbolo per eccellenza della nostra città, per l’opera meritoria degli Enti preposti alla Conservazione e per le generose sovvenzioni di Istituzioni finanziarie. La stessa cosa, più di recente, si è verificata anche per il restauro del Crocifisso dipinto dal famoso Cimabue...
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ALESSANDRO DEL VITA (1885 - 1961)
Questo autodidatta e valente letterato, appassionato di storia locale, dedicò la sua lunga attività a divulgare il patrimonio artistico e culturale di Arezzo. I suoi molteplici interessi, che spaziarono in più settori (letteratura, arte, storia, archeologia), gli valsero importanti incarichi e riconoscimenti, come il Premio Nazionale Marzotto per la saggistica, ricevuto qualche anno prima della sua morte. In particolare si distinse per lo studio e la valorizzazione della figura di Giorgio Vasari e di quella di Pietro Aretino . In quest’ambito fondò nel 1927 una rivista di storia e critica d’Arte intitolata ‘Il Vasari’. Presidente dell’Ente Provinciale del Turismo, durante gli anni dell’ultima guerra, curò la protezione di beni artistici e molti di questi si salvarono, proprio grazie alla sua opera.
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MARIO SALMI (1889 - 1980)
Tra i più fecondi e grandi storici dell’arte del XX secolo, Mario Salmi, nel suo vastissimo arco di interessi, contribuì in modo fondamentale alla conoscenza scientifica del periodo Romanico e di quello Rinascimentale. Docente universitario, Direttore di riviste d’arte, incaricato in ruoli direttivi presso le Soprintendenze di diverse regioni italiane, fu insignito di molti riconoscimenti ufficiali, e non solo nazionali. Ricoprì pure prestigiosi incarichi di primo piano, tra cui, la Vicepresidenza del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, la Presidenza dell’ Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e della Commissione Nazionale Vinciana, nonché Socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei. Nato a S. Giovanni Valdarno, (provincia di Arezzo) Salmi nutri per Arezzo un tenerissimo amore, testimoniato, non solo dal suo incarico, per quasi 34 anni, di Presidente dell’Accademia Petrarca di Lettere e Arti, ma pure per la passione con la quale dedicò le sue energie nello scoprire i tanti tesori artistici e architettonici del territorio, prima di lui, ancora poco valorizzati; sempre alla sua instancabile attività si deve la nascita del Concorso Polifonico Internazionale “Guido d’Arezzo” e della Biblioteca Consorziale della Città. L’ardore per la cultura lo spinse anche ad interventi coraggiosi: durante l’occupazione tedesca, mentre alcuni carri armati erano disposti sul piazzale antistante la Basilica di S. Francesco, Salmi temendo per gli affreschi di Piero della Francesca all’interno, esposti al pericolo di un possibile bombardamento degli alleati, cercò il comandante tedesco, che scoprì essere uno storico dell’arte in uniforme, e così ottenne l’allontanamento dei mezzi corazzati. Basilari per la storia aretina, sono i suoi volumi sulla civiltà artistica del territorio e sulla pittura di Piero della Francesca.
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GAIO CILNIO MECENATE (circa 70 a. C. - 8 a. C.)
Questo coltissimo aretino, di regale stirpe etrusca, fu il primo fra i consiglieri più ascoltati dell’imperatore Ottaviano Augusto. Ebbe autorevoli funzioni politiche, particolarmente quella di intermediario tra il sovrano ed il prestigioso circolo letterario, che egli aveva patrocinato intorno a sè, tra cui si distinguono i sommi Virgilio, Orazio e Properzio. Arezzo, in suo onore, gli ha intitolato il Museo Nazionale Archeologico, dove si conservano importanti reperti d’arte etrusca e romana. Riflesso della benevolenza politica di Mecenate verso la sua città natale, fu il grande sviluppo, che nella sua epoca ebbe l’industria della ceramica sigillata.
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GUIDO D’AREZZO (sec. XI)
Guido d’Arezzo, di cui sono incerti sia la data che il luogo di nascita – forse a Talla, nella provincia aretina, verso l’anno Mille - certamente fu monaco benedettino nell’Abbazia di Pomposa, vicino a Ferrara. Chiamato ad Arezzo nel 1025 dal Vescovo Teodaldo, al Pionta, sul Poggio del Duomo Vecchio, svolse la sua opera di riforma della musica, con l’intento di facilitare la preghiera attraverso il canto. Per dare un nome alle sue note, si servì di sillabe tratte dall’inno a S. Giovanni Battista, di Paolo di Warnerfrido (detto Paolo Diacono): “ UT (sostituito poi col DO) queant laxis REsonare fibris / MIra gestorum FAmuli tuorum / SOLve polluti labii reatum / Sancte Jhoannes” (Perché i fedeli sulla lenta lira / possano cantare le tue grandi gesta / sciogli la colpa dell’impuro labbro / o S.Giovanni). Tramite il vescovo Teodaldo, fu ricevuto tra il 1030 e il 1032, dal Papa Giovanni XIX, che approvò questa sua geniale intuizione per cantare con metodo le melodie, senza più imparare a memoria ritmi ed intonazioni. In seguito Guido lasciò Arezzo e probabilmente, in età non avanzata, morì a Camaldoli.
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BEATO BENEDETTO SINIGARDI (1190 - 1282)
Fu uno dei primi seguaci di S. Francesco d’Assisi. La sua vocazione maturò proprio dall’ascolto di una toccante predicazione del Poverello d’Assisi, che si trovava nel 1211, nella nostra città. Il giovane Benedetto, nobile patrizio aretino di stirpe longobarda, così rinunciò agli agi delle proprie origini e abbracciò la regola francescana. Amato e stimato per le sue qualità umane e cristiane, fu nominato da S. Francesco, a soli 27 anni, Ministro Provinciale per la regione delle Marche. In seguito fu inviato missionario in Grecia, in Romania, in Turchia e in Terra Santa, eletto Ministro Provinciale per la Terra Santa e l’Oriente, dove fu portatore di pace e di dialogo; a lui viene attribuita la costruzione del primo convento francescano a Costantinopoli. Ritornato in Italia, fece parte del Convento dei Frati Minori di Arezzo, e qui, per la sua particolare devozione alla Vergine Maria, introdusse la preghiera, diffusa poi in tutta la Chiesa, dell’Angelus Domini, l’antifona dell’Incarnazione. Alla sua morte, a voce di popolo, gli aretini lo proclamarono Beato per i vari miracoli che, si dice, avvennero per sua intercessione. Il suo corpo si conserva nella Basilica cittadina di S. Francesco.
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TOMMASO SGRICCI (1789 - 1836)
Nato a Castiglion Fiorentino (Arezzo) , fin da giovanissimo fu un abile improvvisatore e declamatore, considerato un vero genio nell’arte recitativa, specializzato nell’improvvisare tragedie su temi dati dal pubblico, con tecniche interpretative molto originali, che suscitavano l’entusiasmo dei suoi numerosissimi ammiratori in Italia, in Francia e in Inghilterra. Sebbene la sua esistenza la sua fama furono molto discusse, ricevette riconoscimenti di corte e onori da associazioni letterarie e scientifiche e da molte città che per lui coniarono medaglie d’oro e d’argento.
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GIANFRANCESCO GAMURRINI (1835 - 1923)
Gianfrancesco Gamurrini, archeologo tra i maggiori nell’Italia della seconda metà dell’ 800, nel 1859 pubblicò un fondamentale studio sulle ceramiche aretine di età romana. Fu poi Direttore del Museo Archeologico di Firenze, da cui nel 1876 passò alla Direzione Generale delle Antichità del Ministero per la Pubblica Istruzione. Nel 1880 fu nominato Direttore del Commissariato della Conservazione dei Monumenti della Toscana e degli scavi dell’Etruria e, quindi, Direttore della Carta Archeologica dell’Etruria. Accademico dei Lincei scrisse ancora di Storia dell’Arte, Numismatica, Epigrafia etrusca e latina, Agiografia e si dilettò pure di poesia. Direttore per oltre 50 anni della Biblioteca della Fraternita dei Laici ( poi confluita nella Biblioteca della città di Arezzo), nel 1883, qui scoprì, pubblicandola interamente nel 1887, la copia medievale di un manoscritto del IV sec. d. C., la “Peregrinatio Egeriae”, basilare per la conoscenza della Chiesa Cristiana antica, della Terrasanta e, in particolare, del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
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UBALDO PASQUI (1859 - 1939)
I fratelli Pasqui furono entrambi autodidatti e affermati studiosi di fama nazionale. Angelo fu un insigne archeologo e Ubaldo acquistò notorietà come paleografo e storico dell’ Arezzo medievale, dedicando tutta sua vita a questi studi e a quelli letterari e d’arte inerenti la città. A tal riguardo pubblicò contributi fondamentali, tra cui l’opera più insigne, “Documenti per la Storia della città di Arezzo”, articolata in quattro volumi. Un altro apporto basilare per la conoscenza della storia locale è costituito dalle le due edizioni della Guida di Arezzo; la prima del 1882, mentre la seconda, in collaborazione con Ugo Viviani, fu pubblicata nel 1925, ampiamente corredata da illustrazioni.
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FRANCESCO SEVERI (1879 - 1961)
Francesco Severi fu un matematico di fama mondiale. Insegnò a lungo nelle università di Parma, Padova e Roma; di quest’ultima, all’età di 45 anni, divenne Rettore. Fondò l’Istituto nazionale di alta matematica a Roma (1938), di cui fu Presidente fin dalla fondazione, dove occupò la cattedra di alta geometria. Socio nazionale dei Lincei e Accademico della Pontificia Accademia delle Scienze, membro dell’Accademia di Francia, già Accademico d’Italia, Severi, per i fondamentali contributi che portò nel campo della geometria algebrica, è da considerare il fondatore di una moderna scuola geometrica e i suoi numerosi e approfonditi scritti costituiscono un impareggiabile patrimonio, non solo italiano, nel settore delle matematiche. Si interessò pure all’opera di Leonardo da Vinci come scienziato.
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FRANCESCO REDI (1626 - 1697)
Illustre scienziato e scrittore, studiò medicina e filosofia, anche se i suoi interessi culturali spaziarono ovunque. A Firenze, nominato medico di corte del Granduca Ferdinando II e di Cosimo III, fece numerose esperienze naturali e scientifiche nell’Accademia del Cimento. Acuto osservatore, Redi applicò il metodo sperimentale agli studi medici; scrisse di ottica e si cimentò in complicati problemi di biologia, sfatando l’antica teoria della generazione spontanea degli insetti e compiendo ricerche approfondite sui parassiti dell’uomo e degli animali e sul veleno delle vipere. Come letterato fu arciconsole dell’Accademia della Crusca, socio dell’Accademia dell’ Arcadia e precursore degli odierni studi romanzi e di dialettologia; collaborò inoltre alla compilazione della terza edizione del Vocabolario della Crusca (1691). Ma il suo ingegno più vivace si rivelò nel celebre Bacco in Toscana, un brillante e ironico componimento di 980 versi di elogio del vino. Fu molto legato ai Gesuiti e alla Biblioteca del loro Collegio ad Arezzo, a cui fece una cospicua donazione libraria. Il suo monumento funebre, opera del grande scultore fiorentino Giovanbattista Foggini, con la collaborazione del carrarese Ferdinando Vaccà, è ora collocato nel Duomo di Arezzo.
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SANTA TERESA MARGHERITA REDI (1747 - 1770)
S. Teresa Margherita del Cuore di Gesù, la giovane suora carmelitana, morta a soli 23 anni, nasce il 15 luglio 1747, dall’aristocratica famiglia Redi. Seconda di tredici figli è la sorella di Francesco Saverio, il fratellino che diventerà gesuita, salutato da lei per l’ultima volta, prima di entrare in Monastero, con queste parole: “Cecchino, vuoi bene a Dio?… Amalo davvero Gesù; se sapessi quanto è bello quanto è caro quanto è amabile!”. Anna Maria [ questo era il suo nome di battesimo, prima di professare i voti ] dichiara così la sua assoluta fede e dedica una breve, ma intensa vita contemplativa, esempio mirabile di umiltà e carità cristiana, nella clausura del Monastero delle Carmelitane Scalze di S. Teresa a Firenze.
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VITTORIO FOSSOMBRONI (1754 - 1844)
Personaggio di grande rilievo, Vittorio nasce ad Arezzo dalla nobile famiglia Fossombroni, originaria di Fossombrone, una città in provincia di Pesaro-Urbino e trasferitasi in Arezzo nel Quattrocento. Docente all’Università di Pisa fu matematico, economista ed ingegnere idraulico. Divenne celebre per gli scritti di regolamentazione delle acque e come artefice e soprintendente dei lavori di bonifica della Valdichiana. Intellettuale e politico di primo piano, fu da Napoleone chiamato a Parigi durante l’Impero, nominato senatore, decorato della Legion d’onore e insignito del titolo di Conte. Dopo la Restaurazione, collaborò con Ferdinando III alla gestione nella monarchia dei Lorena, raggiungendo alti vertici politici nel governo del Granducato con la nomina a ministro degli esteri e a primo ministro.
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PIETRO BENVENUTI (1769 - 1844)
Esponente tra i più in vista del neoclassicismo italiano, il famoso pittore, autore di quadri a soggetto storico, mitologico e sacro fu anche Direttore delle Belle Arti a Firenze. Nella Cappella della Madonna del Conforto, nella Cattedrale di Arezzo, eseguì un grande dipinto (1804) raffigurante Giuditta che mostra al popolo la testa di Oloferne, ritenuto un autentico capolavoro, e il suo grande amico, l’illustre scultore Antonio Canova (1757-1822), venne di proposito ad Arezzo per ammiralo. Tra i suoi affreschi più celebri e belli si ricordano quelli fiorentini, nella sala di Ercole nel palazzo Pitti e all’interno della cupola della Cappella dei Principi.
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RISTORO D’AREZZO (circa 1210 - 1290)
Molto poco si conosce di lui, se non che nacque in Arezzo, che fu cosmografo e letterato, autore di un componimento in 2 libri, scritto in volgare nel 1282, nell’ambito dell’ Università (Studium) di Arezzo, intitolato‘ Composizione del mondo’ : opera di carattere astronomico e geografico, in cui sono tramandate le conoscenze storiche e fisiche del suo tempo. Si appassionò inoltre di storia aretina, di cui esaltò i celebri vasi corallini e probabilmente fu anche orafo, disegnatore e come pittore collaborò con Margarito, nell’esecuzione del dossale del Santuario delle Vertighe a Monte S. Savino (Arezzo).
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GUITTONE D’AREZZO (circa 1230 - 1294)
È il poeta più rappresentativo del momento di trapasso tra la poesia siciliana di influsso provenzale e lo Stil Novo, iniziato da Guido Guinizelli. Caposcuola della generazione antecedente a Dante Alighieri, fu uno dei primi scrittori italiani a far uso del volgare, nella sperimentazione letteraria di ricerca poetica. Nella sua composizione più impegnativa, le ‘Lettere’, risalta la sua forte personalità di impegno morale e civile. Guittone, nato nei pressi di Arezzo (S. Firmina) e figlio di Viva di Michele, appartenne all’ordine militare e religioso dei Cavalieri di Santa Maria (detti ‘Frati Gaudenti’), fondato in Linguadoca (Francia meridionale) nel 1208.
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MARGARITO D’AREZZO (sec. XIII)
Conosciuto come Margaritone, per il nome attribuitogli dal Vasari nelle ‘Vite’, le datazioni che lo riguardano sono incerte, tranne l’anno 1262, attestato da un documento notarile, che prova la sua presenza ad Arezzo. Margarito fu il più antico pittore aretino e solo di recente è stato rivalutato e riconosciuto tra le personalità italiane più significative del Duecento, per l’altissima sensibilità e la qualità artistica. Tra le sue principali realizzazioni, si ammirano la ‘Madonna col Bambino in trono’ , una Croce dipinta e ‘S. Francesco’, la più famosa immagine del Poverello d’Assisi – esposta al Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo- , ritenuta la sua vera effige. Per tale ragione questa tavola, all’epoca ebbe così fortuna, da costituire il modello di una numerosa serie di copie e riproduzioni. ‘La Madonna Kress’, attualmente a Washington e la Tavola per Altare, raffigurante la Madonna col Bambino, esposta alla National Gallery di Londra, sono due opere della fase dell’attività più antica di Margaritone
Un altro suo pregevole dipinto è il dossale, conservato nel Santuario delle Vertighe a Monte S. Savino, in provincia di Arezzo.
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FRANCESCO PETRARCA (1304 - 1374)
Il grande poeta e iniziatore della lirica moderna nasce in questa casa il 20 luglio 1304, quando suo padre, Ser Petracco, amico di Dante Alighieri e bandito da Firenze, si trovava ad Arezzo. Petrarca trascorse la sua esistenza in varie città, spostandosi frequentemente in Italia e in Europa, spesso alle corti di Signori e Cardinali, con importanti missioni ed incarichi. Ad Avignone, nel 1327, l’incontro con Laura, la donna-simbolo della sua poesia d’amore, ispirerà il “Canzoniere”, la più importante raccolta di componimenti in lingua volgare del colto umanista, diventata, in seguito, un modello imitato da poeti e rimatori. L’ 8 aprile 1341, a Roma, in Campidoglio, fu incoronato “grande poeta e storico”. Si ritirò in territorio veneto ad Arquà (prov. Padova) nel 1369, dove la morte lo colse mentre studiava nella propria biblioteca. Arezzo lo ha onorato non solo con il Monumento erettogli al Prato, ma pure, a lui intitolando, una delle istituzioni cittadine più prestigiose - l’Accademia di Lettere Arti e Scienze, che attualmente ha qui la sua sede – e, con Regio Decreto del 4 marzo 1865, il Liceo Classico.
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SPINELLO ARETINO (1350 - 1411)
È il pittore locale del Trecento più conosciuto, anche se la sua attività artistica più significativa si svolse a Firenze, a Pisa e a Siena. In città ha lasciato opere di fondamentale importanza, particolarmente nelle chiese di S. Domenico, della SS. Annunziata e in S. Francesco, con i pregevoli affreschi dell’ ‘Annunciazione’ e della Cappella Guasconi. Notevole pure è la ‘Pietà’, eseguita per la lunetta del palazzo della Fraternita dei Laici, in piazza Grande e ora nel nostro Museo d’Arte Medievale e Moderno. Valente pittore fu pure Parri, il figlio di Spinello Aretino. Estroso e assai originale, si distinse dallo stile del padre, accostando la sua attività al gotico internazionale, con contatti sia nell’ambito del fiorentino Lorenzo Ghiberti, che dei pittori senesi del Quattrocento.
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LEONARDO BRUNI (1369 - 1444)
Questo imponente palazzo, oggi sede del Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, venne costruito dalla famiglia Bruni, di cui Leonardo fu il massimo esponente. Umanista e uomo politico, divenne segretario apostolico a Roma e nel 1410 cancelliere della Repubblica fiorentina, dalla quale ottenne grandissimi riconoscimenti. La sua tomba monumentale nella chiesa di S. Croce a Firenze fu disegnata in suo onore dallo scultore Bernardo Rossellino (1409-1464). Il suo fervido ingegno di storico e letterato, tra le varie opere composte in lingua volgare, si distinse nelle traduzioni latine di autori greci. Sempre in latino scrisse le ” Historiae “, che per l’uso rigoroso delle fonti, costituì la prima vera storia di Firenze dalle origini fino al 1404, tradotta poi in italiano, da Donato Acciaiuoli (1429-1478) e largamente diffusa nel Rinascimento.
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PIERO DELLA FRANCESCA (circa 1415 - 1492)
È uno dei più grandi pittori del Rinascimento, dopo la generazione di Masaccio e di Beato Angelico. Matematico e teorico della prospettiva, decisamente innovativo e influenzato pure dalla pittura fiamminga, Piero intenderà l’arte come valore universale, in cui si identificano spazio geometrico e luce, forma e colore. La sua creativa attività si svolgerà tra Firenze, Borgo Sansepolcro, sua città d’origine, Rimini, Ferrara, Roma, Arezzo e principalmente ad Urbino, alla corte di Federico da Montefeltro, di cui è celebre il ritratto, come quello di sua moglie Battista Sforza. Autentico capolavoro e sua opera maggiore, è il ciclo degli affreschi raffiguranti la Leggenda della Vera Croce, nel coro della Basilica di S. Francesco, qui in città. Molti altri sono i dipinti ammirati di Piero, tra cui, la ‘Madonna della Misericordia’ e ‘La Resurrezione ‘ a Sansepolcro, ‘La Madonna del Parto’ a Monterchi , ‘La flagellazione di Cristo’ ad Urbino ; alcune sue pregevoli opere attualmente sono conservate a Boston, al Louvre e alla National Gallery di Londra.
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MICHELANGELO BUONARROTI (1474 - 1564)
Originario di Caprese Michelangelo (provincia di Arezzo), il geniale artista rinascimentale, grato alla terra natìa per il suo estro creativo, così scrisse all’amico Giorgio Vasari: “S’i’ho nulla di buono nell’ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell’aria del vostro paese d’Arezzo”. L’impareggiabile architetto, scultore e pittore è conosciuto in tutto il mondo per i suoi innumerevoli capolavori. Solo per citare i più noti, durante la sua fervida attività a Roma, ricordiamo la scultura della Pietà in S. Pietro, gli affreschi nella Cappella Sistina, la tomba di Giulio II, con la celebre statua del Mosè, il progetto per S. Pietro in Vaticano, culminante con la famosa cupola . A Firenze, la statua del ‘ Davide’ , la sagrestia nuova di S. Lorenzo, con le tombe Medicee. A titolo di semplice curiosità ricordiamo che Michelangelo nel settembre 1529 era aspettato in Arezzo per migliorare le fortificazioni cittadine. Dai documenti non è tuttavia certo, se egli abbia effettuato questo sopralluogo.
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PIETRO ARETINO (1492 - 1556)
Letterato di straordinario ingegno, arguto e spregiudicato, conseguì la più alta fama tra i Principi e gli uomini illustri del suo tempo; fu amico dell’imperatore Carlo V e del re di Francia Francesco I. Nato in questa casa, lasciò presto Arezzo trasferendosi a Perugia, dove nel 1512 lavorava come pittore e poi, a Roma, presso la corte papale di Leone X e in seguito quella di Clemente VII, dove fece con le sue pasquinate (versi giocosi e satirici), una clamorosa campagna scandalistica contro la curia romana. Al seguito di Giovanni dalle Bande Nere, suo amico e protettore, lasciò Roma, scampato miracolosamente ad un attentato e si stabilì a Venezia, dove rimase fino alla morte. La sua attività di mordace narratore degli uomini e degli eventi (da qui il titolo datogli dall’Ariosto di “flagello dei principi”), spesso tramite lettere, rime e commenti ironici, è delineata dall’ abbondante produzione, nella quale sperimentò tutti i generi letterari: novelle, dialoghi e commedie, versi licenziosi e prose religiose. L’energia dissacratoria attirò su di lui anche inevitabili polemiche, nonchè la condanna postuma della Chiesa della Controriforma. Fu sepolto a Venezia nella chiesa di S. Luca, sua parrocchia.
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GIORGIO VASARI (1511 - 1574)
Giorgio Vasari fu la personalità aretina di maggior spicco del Cinquecento. La sua fortunata e apprezzata attività artistica lo vide impegnato oltre che ad Arezzo, a Firenze, Roma, Napoli, Venezia, Pisa, Bologna, Rimini e Perugia. Fu pittore e architetto e si affermò nel campo della storiografia con le celeberrime “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori” (1° ediz. 1550, 2° ediz. 1568), fondamentali per la conoscenza dell’arte occidentale. Amico di Michelangelo, si guadagnò anche la stima dei più grandi, artisti e letterati del suo tempo, nonché la familiarità di pontefici e di Alessandro e Cosimo I de’ Medici, di cui fu un fedele servitore. Nella nostra città la sua opera più significativa sono le Logge in Piazza Grande, che rimandano all’altro suo capolavoro architettonico: gli Uffizi di Firenze.
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ANDREA CESALPINO (1519 - 1603)
ANDREA CESALPINO ( 1519 –1603)
Andrea Cesalpino, medico e botanico, ebbe grande fama di scienziato anche all’estero e fu detto dai contemporanei il “papa dei filosofi”. Professore di medicina a Pisa, divenne nel 1555 direttore dell’Orto botanico; nel 1592 fu chiamato a Roma da Papa Clemente VIII e insegnò medicina alla Sapienza. È noto per essere stato lo scopritore della circolazione del sangue, avendo descritto con assoluta precisione la circolazione polmonare. Autore di una poderosa opera in 16 volumi – il “ De Plantis” - fu il primo a classificare scientificamente le piante, divenendo inoltre, precursore della sistematica botanica.
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ANTONIO CESTI (1623 - 1669)
Compositore e cantante, fu il musicista più celebrato della sua generazione e dominò le scene dell’Europa come uno dei massimi esponenti del teatro musicale barocco. Il nome di battesimo di Cesti fu Pietro, cambiato in Antonio, quando entrò nell’ordine dei Francescani - frati minori conventuali - da cui uscì, sciolto dai voti religiosi, nel 1659. La sua brillante carriera esordì a Venezia per continuare a Innsbruck e trionfalmente a Vienna, con la sua più celebrata opera musicale, il ‘Pomo d’Oro’ (1668), rappresentata in grande stile alla corte imperiale, in occasione del matrimonio di Leopoldo I d’Austria. Tornato in Toscana, a Firenze, fu Maestro di Cappella della corte dei Medici e qui, probabilmente avvelenato dai suoi rivali, morì nel 1669.
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